Il mestiere del fotoreporter in Africa

I conflitti, la povertà, le malattie e la miseria, sono queste le immagini che rimangono impresse dei molti fotogiornalisti stranieri  del continente africano. Allora molto meglio le immagini di africani ordinari impegnati, come nel resto del mondo, semplicemente a vivere. 

Cambiare il punto di vista, cambiare lo sguardo, evitare il sensazionalismo, per scavare più a fondo con le persone che stanno “sparando”. In questi ultimi anni i fotografi e i fotoreporter africani stanno cambiando il modo di descrivere e scrivere del continente africano. 

Con il loro lavoro e con la collaborazione di una nuova generazione di giornalisti e fotoreporter, anche italiani,  contribuiscono a togliere preconcetti e pregiudizi della gente comune  attraverso la fotografia della vita quotidiana.

Daniele Bellocchio, nato a Lodi nel 1989, giornalista pubblicista. Ha raccontato i conflitti in Somalia, Congo, Nigeria, Sudan, la rinascita di Haiti a cinque anni dal terremoto, ha realizzato reportage ad Exarchia, il quartiere anarchico di Atene, ha coperto il conflitto in Repubblica Centrafricana. Ha raccontato poi la crisi in Burundi, la persecuzione delle minoranze religiose in Pakistan, l’interminabile conflitto del Nagorno Karabakh e ha realizzato il documentario ”Mwavita, nata in tempo di guerra”. Ha vinto numerosi premi  giornalistici tra i quali “Fogli di viaggio, sulle orme di Tiziano Terzani 2012”, “Natale Ucsi-Targa Athesis 2” il premio internazionale di giornalismo “Giornalisti del Mediterraneo” e numerosi altri.

Akilimali Salleh, giornalista  e fixer congolese che all’età di 15  anni conduceva un programma sull’infanzia da un’emittente radiofonica del Nord Kivu, ragione devastata da oltre venti anni di guerra civile. Quella trasmissione parlava di ragazzi di strada, baby prostitute, bambini soldato. A rischio della vita. Oggi quel ragazzino ha 25 anni e continua l’attività di giornalista e reporter che collabora con vari fotoreporter italiani e internazionali.